Costantino Liaci

Narrazioni & Immagini

A Palazzo Fruscione (Salerno) nel 2019 vengono esposti due miei reportage, meglio identificabili in “fotostorie”: “Il sogno di Maddalena”, dedicato alla Città Vecchia di Taranto, e “La leggenda dei naufraghi” dedicata a Evian-les-bains (Francia).

TARANTO, CITTA’ VECCHIA


I sogni di Maddalena


Di lei rimane soltanto il sorriso, dipinto sopra le vecchie mura di un palazzo pericolante. Una sorta di graffito dai colori vivaci. Il vicolo adiacente è puntellato dai tubi che sorreggono, a loro volta, altre strutture abbandonate. Si racconta che Maddalena abitasse in uno dei vicoli della Città Vecchia e fosse innamorata di una musica che proveniva puntualmente ogni tardo pomeriggio dal primo piano di un palazzotto nobiliare. Si trattava di una melodia dolce e malinconica che terminava con un tono quasi struggente. Lei si affacciava al balcone, e tutto intorno improvvisamente scompariva; il soffitto si apriva e una luce azzurra avvolgeva le cose e le persone. Era il tempo in cui la fabbrica aveva preso possesso della città. Suo padre, dopo aver abbandonato le reti da pesca, era diventato un bravo operaio del siderurgico; ce l’aveva messa tutta per portare avanti la famiglia, ma un giorno scoprì di essere malato e dopo qualche settimana morì. Giù nel cortile rimase il suo vecchio “treruote”: a nessuno venne mai in mente di spostarlo dal punto in cui l’aveva lasciato dopo essere tornato a casa per l’ultima volta.

Maddalena avrebbe voluto un figlio, ma era ancora troppo giovane. Ci pensava spesso però; lo avrebbe accompagnato per le strade incantate della sua cara città, la “vecchia isola”, gli avrebbe spiegato che tutto è bello se si osserva con il cuore, che anche le rovine abbandonate da secoli conservano un misterioso fascino, che a guardare bene certi scorci sembra di fare parte di un presepe.

Maddalena avrebbe voluto un figlio, avrebbe voluto che qualcuno si fosse innamorato di lei; ma non riuscì a superare il suo sedicesimo compleanno: una malattia, la solita che colpisce vigliaccamente vecchi e giovani e bambini, se la portò via. Si racconta che negli ultimi istanti della sua breve vita Maddalena sorridesse ancora nell’ascoltare quella musica soave che proveniva dal primo piano di un vecchio palazzotto nobiliare ormai abbandonato da decenni che si trovava in via Paisiello. In basso da circa vent’anni qualcuno aveva dipinto un graffito con l’immagine di Giovanni, il grande compositore tarantino.

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Ogni fotografia è accompagnata da un haiku, breve componimento giapponese la cui metrica è composta da 17 sillabe distribuite su tre righi, rispettivamente di 5, 7, 5 sillabe ciascuno.

EVIAN-LES-BAINS (FRANCIA)


La leggenda dei naufraghi


Ci fu un tempo in cui, a causa di un grande diluvio che distrusse migliaia di alberi, intere famiglie di elfi, maghi e fate che abitavano le montagne, vennero trasportati nelle acque del lago Lemano, proprio nei pressi della spiaggia della cittadina di Evian. Tutti gli abitanti del villaggio iniziarono a nuotare per salvarli: a loro non importava che fossero diversi dagli umani. Quella notte vennero costruite per i naufraghi magnifiche casette di legno, utilizzando gli stessi rami secchi dei grandi alberi distrutti. Gli elfi, i maghi e le fate, per ringraziare la popolazione donarono alla cittadinanza una magica sorgente da cui avrebbe sgorgato per l’eternità un’acqua pura e miracolosa.

Da alcuni anni "Le Fabuleux Village des Flottins" viene ricostruito a Evian nel periodo invernale ed è ormai diventato un palcoscenico natalizio concentrato su narrazione, oralità, teatralità e arti visive, che rievoca quella leggenda. Il motto è: evviva l’accoglienza. Durante questa parentesi incantata, nulla è in vendita, tutto è sogno e immaginazione. La città si riempie di narratori, attori, musicisti e artisti circensi, ma soprattutto di invenzioni scultoree create assemblando unicamente i rami secchi delle montagne. Le strade conservano tale meraviglioso arredo urbano fino all’inizio della primavera, in attesa che sui rami degli alberi dei monti e della città spuntino finalmente le nuove gemme.


Ogni fotografia è accompagnata da un haiku, breve componimento giapponese la cui metrica è composta da 17 sillabe distribuite su tre righi, rispettivamente di 5, 7, 5 sillabe ciascuno.